martedì 18 settembre 2012

Pringiarasmi: un'educatrice tra i sinti da Mantova a Saintes Marie de la Mer

Ripensando ad alcuni eventi significativi della mia vita mi viene spesso alla mente l’esperienza presso l’Associazione Sucar Drom dove ho svolto il mio tirocinio universitario. L’anno e mezzo trascorso con queste “nuove” persone mi hanno portata a desiderare di conoscerli più a fondo decidendo di condividere intere giornate a stretto contatto con le famiglie, i loro lavori, la loro cucina, le loro abitudini, la loro folklorità, la loro cultura, i molti aspetti problematici che vivono tutti i giorni… Una costante tensione accompagna tutta l’esistenza di queste persone che lottano per essere riconosciuti come persone, come cittadini e come appartenenti ad una minoranza storica linguistica, concellando l'invenzione xenofoba degli "zingari" per cui diffidare a priori, costantemente e da isolare…

Dopo anni da questa importante esperienza ho deciso di raggiungere un luogo sacro per tutti i sinti e rom cattolici d'Europa: la Camargue! Un fiume o meglio un mare di anziani, zii, padri, madri, bambini, adolescenti, che con le loro roulotte e camper arrivano a questo appuntamento con tante aspettative ed entusiasmo. Voglia di incontrare, condividere, pregare, chiedere, cantare, danzare... Un’atmosfera di festa e di raccoglimento nello stesso tempo.

Santa Sara, la patrona dei sinti e dei rom cattolici. Oltre che con diversi abiti, i sinti e i rom (ma anche i gitani spagnoli) la rivestono con corone diverse e gioielli. La incoronano, com'è coronata Notre Dame de la Confession a Sainct-Victor di Marsiglia. La vestono talmente tanto che è possibile vedere solo mezzo viso!! Viene trasportata sulle spalle di forti uomini, dietro un lunghissimo corteo di fedeli che con le mani tese toccano i suoi vestiti e i mantelli, mandano baci e sollevano i bambini per ricevere la protezione di "Sara la Kali" (Sara la nera); acclamando la loro Santa Protettrice e gridano “Evviva Santa Sara!!”. Invocano perdono per i peccati e guarigione delle malattie personali e dei propri cari.

Dalla chiesa la processione arriva fino al mare, dove le persone s'immergono insieme alla Santa e ai cavalli bianchi che presiedono l’intero corteo. Una moltitudine di gente aspetta l'evento di purificazione sulla spiaggia, chi facendo il bagno (tanti bambini) chi, in gruppetti sparsi qua e là, anche dentro all’acqua fino alla vita, cantando e suonando chitarre, fisarmoniche, violini…

La cerimonia ha un forte impatto emozionale sulle persone ed alcuni urlano chiedendo alla santa di essere liberato, alcuni svengono improvvisamente... molti s'incuriosiscono, altri si preoccupano ma tutti comprendono. Poi Santa Sara ritorna nella chiesa e il giorno dopo lo stesso rito viene ripetuto con le altre due Sante: Marie-Jacobé e Marie-Salomé.

La leggenda racconta che una fragile imbarcazione venuta dalla Terrasanta si arenò sulle rive della Camargue. Non tutto il piccolo popolo di profughi si disperse però nell’interno: due sante, Maria Salomé e Maria Jacobé, si fermarono nel luogo dell’approdo e ad esse la città deve il suo nome. Una tradizione antica, il cui fascino perdura in mille testimonianze, prima fra tutte la splendida chiesa di Nostra Signora del Mare, che delle due Marie conserva le spoglie.

Anche della vita di Sara la Nera, che i sinti, i rom e i gitani cattolici hanno eletto loro protettrice, si sa poco: la leggenda racconta appunto che le due Marie, Jacobè, sorella della Vergine e Salomè, madre degli apostoli Giacomo e Giovanni, furono abbandonate al largo delle coste della Palestina su una barca senza vele, senza remi e senza viveri. Le salvò Sara, giovane egiziana dalla pelle scura, loro serva: gettato il mantello nell’acqua, questo, per miracolo, si trasformò in barca, permettendo a Sara di guidare il gruppo di esuli in Camargue. Qui i compagni si divisero per evangelizzare questa terra, mentre le due Marie rimasero sul posto insieme a Sara, che per poterle aiutare mendicò.

Il culto delle Sante fu consacrato nel 1448 per volontà di Re Renato, mentre Sara invece non fu mai riconosciuta Santa dalla Chiesa cattolica e, forse per via delle sue origini umili, per il colore della pelle o perché mendicava, divenne la protettrice dei sinti, dei rom e dei gitani cattolici che ogni anno, il 24 maggio, si radunano appunto a Saintes Maries de la Mer per festeggiarla. Anche il 25 maggio la spiaggia è presa letteralmente d’assalto!

Il terzo giorno invece, il 26 maggio,è molto tranquillo. E' tradizione consacrare il Marchese Baroncelli, un Signore che difese sinti e rom aiutandoli nelle più svariate situazioni e garantendo loro la possibilità di potersi ritrovare qui a Saintes Marie de la Mer per festeggiare la loro patrona poiché riuscì a far accettare il culto di Sara alle autorità ecclesiastiche locali e a quelle civili, che acconsentirono affinchè sinti, rom e gitani potessero liberamente radunarsi in occasione della festa della loro patrona per celebrarne il culto con feste e processioni. Questo dal 1935.

Bisogna però risalire al 1496, quando si diffuse la notizia del ritrovamento delle reliquie delle 'Marie' (e di Sara), e per trovare le prime notizie del pellegrinaggio di sinti, rom e gitani in questo villaggio. Per questo il Marchese Baroncelli è considerato l’"Amico dei Gitani" e la gente si reca al cimitero dove ci si raccoglie in preghiera e dove viene celebrata una messa. Dopo questo momento di preghiera Saintes Marie de La Mer inizia a spogliarsi di gente, pronta a riaccogliere tutti l'anno successivo all'appuntamento del 24-25 maggio!

In questi giorni come allora ho risentito quel feeling che mi attrae e mi lega a queste persone con uno stile di vita che da sempre mi affascina... E' stato bello arrivare e legare subito con i vicini di “campina” condividendo chiacchere, risate, foto, le poesie scritte sulla mia tesi di laurea (che mi sono portata anche in Francia!!) e ancora cibo, vino e caffè!!!

Emozionante svegliarmi la mattina e trovare un signore anziano con tanta voglia di esprimere quanto le cose sono cambiate, vedendo i suoi occhi sorridere quando racconta la sua infanzia, la sua adolescenza... E la rassegnazione di un presente che lo costringe, insieme alla sua famiglia, ad essere stanziale poichè da tanti anni è sempre più faticoso spostarsi e avere un posticino in santa pace per qualche periodo... Si, le situazioni cambiano, ma grazie al loro essere ritengo siano le persone più adatte a sopportare i cambiamenti anche i meno felici!!! Altra conferma di quanto c’è sempre da imparare! di Monia Cugini

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