giovedì 2 maggio 2013

La Cassazione pianta l'ultimo chiodo nella bara della cosiddetta "emergenza nomadi"


La Corte Suprema di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato il 15 febbraio 2012 dal Governo Italiano, confermando che la cosiddetta “emergenza nomadi” è infondata, immotivata e illegittima. La Cassazione ha preso la decisione il 26 marzo 2013, ma solo oggi è stata resa pubblica la sentenza che ha confermato la sentenza del Consiglio di Stato che nel novembre 2011 aveva dichiarato l’illegittimità della cosiddetta “emergenza nomadi” sul territorio italiano.

La cosiddetta “emergenza nomadi” era iniziata il 21 maggio 2008 quando l'allora Premier Silvio Berlusconi aveva dato seguito alla promessa elettorale di attuare “tolleranza zero con i rom”. Berlusconi, spinto dall'allora Ministro dell'Interno Roberto Maroni, aveva dichiarato lo «stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi», nominando i prefetti di Roma, Napoli, Milano commissari delegati «per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza» nelle regioni di Lazio, Campania, e Lombardia.

Lo stato di emergenza, di durata annuale, sarebbe dovuto terminare il 31 maggio 2009 ma, contrariamente a quanto previsto, con un nuovo decreto veniva prorogato al 31 dicembre 2010, estendendolo a sua volta alle regioni del Piemonte e del Veneto. Trascorsi più di due anni dalla sua dichiarazione, un ulteriore Decreto prorogava la durata al 31 dicembre 2011 nelle cinque regioni interessate.

Nell'agosto del 2008 era stato presentato ricorso dall'Associazione Sucar Drom, dall'ASGI e da trenta sinti mantovani, ma il Tribunale di Mantova aveva rigettato il ricorso. Diversamente il Consiglio di Stato, al ricorso presentato dall'European Roma Rights Centre e da una famiglia rom, aveva sentenziato il 16 novembre 2011 «l’illegittimità del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21 maggio 2008». Contro la sentenza il Governo italiano aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione che il 26 marzo scorso ha rigettato il ricorso, mettendo la parola fine alla peggior stagione di discriminazione istituzionale in Italia.

La cosiddetta “emergenza nomadi” aveva dato la copertura ai Comuni, in particolare al Giunta Moratti / De Corato a Milano, di attuare le peggiori politiche razziste con schedature su base etnica e violenti sgomberi forzati. Politiche discriminatorie che hanno portato a sistematiche violazioni dei diritti umani.

"Questo è l'ultimo chiodo nella bara della disastrosa politica emergenziale in Italia", ha detto Dezideriu Gergely, dell'ERRC. "Confidiamo che le autorità italiane fermino i progetti iniziati con tale politica e si impegnino in futuro in modo più positivo verso le Comunità rom e sinte, così come delineato nella Strategia nazionale d'inclusione".

«La storica sentenza di oggi – afferma l’Associazione 21 luglio – ci dice che è giunta l’ora di voltare pagina, per fare uscire dall’alveo dell’emergenza le politiche indirizzate alle comunità rom e sinte, da 5 anni ricondotte esclusivamente ad un’ottica securitaria».

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