venerdì 28 giugno 2013

Razzismo all’italiana

Cécile Kyenge è la prima ministra nera della storia d’Italia, quando ha accettato l’incarico da ministra dell’integrazione del governo di Enrico Letta sapeva che si sarebbe scontrata con molti pregiudizi e avrebbe aperto la strada, ma forse non immaginava che l’impresa sarebbe stata così dura. “Kyenge non poteva immaginare l’ondata di razzismo e di insulti che avrebbero accompagnato le sue prime sette settimane a lavoro”, scrive Elisabetta Povoledo nell’articolo di copertina dell’International Herald Tribune del 21 giugno scorso (in foto), la versione internazionale del New York Times.

Pregiudizi. L’ultimo episodio di razzismo che la riguarda le è stato rivolto da una consigliera della Lega nord di Padova, Dolores Valandro, che su Facebook ha scritto: “Nessuno che stupri la Kyenge?”. Valandro è stata espulsa dal suo partito. “La ministra Kyenge che ha origini congolesi, ma si è trasferita in Italia per studiare a 19 anni, e si definisce congolese e italiana, ha scelto di non rispondere direttamente a tutti gli insulti e alle provocazioni di cui è stata vittima, tra cui anche minacce di morte. Per Kyenge è la popolazione, i cittadini che la sostengono, e sono molti, che devono reagire a questo tipo di attacchi che rappresentano una minaccia per l’intera società”, racconta l’Herald Tribune.


Crisi e razzismo. Molti dei comportamenti razzisti di cui è stata vittima Cécile Kyenge provengono da gruppi di estrema destra come Forza Nuova, ma secondo l’Herald Tribune alcune forme di razzismo sono molto radicate nella società italiana. Nel 2011 gli immigrati rappresentano il 7,5 per cento della popolazione, più del doppio della percentuale di dieci anni fa. Questo fenomeno relativamente nuovo per l’Italia combinato con gli effetti della crisi economica ha provocato molti episodi di intolleranza in cui gli immigrati vengono trattati come capri espiatori, nel clima di scontento e di mancanza di prospettive.


Cittadinanza. La ministra Kyenge ha suscitato molte polemiche con la sua proposta di riformare la legge sulla cittadinanza e di concederla ai figli degli immigrati nati in Italia. “Per la legge italiana è più facile che il nipote di emigrati italiani, residente in altri paesi del mondo, ottenga la cittadinanza, che riesca a farlo un bambino nato e cresciuto in Italia, figlio di immigrati”, scrive il quotidiano. da Internazionale

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Indubbiamente l'ignoranza fa la sua parte ma non va dimenticata anche la carenza dei servizi e il fatto che spesso la legge NON viene applicata.
Abbiamo un tasso esagerato di clandestini tollerato, anzi spesso supportato!
Clandestini che usufruiscono dei servizi ma non contribuiscono a pagarli.
Abbiamo decine di esempi che smentiscono le parole dei buonisti"ci pagheranno le pensioni", ci sono troppi casi di totale sottomissione alla cultura altrui sopprimendo la propria.
Spesso di questi comportamenti i colpevoli sono quelli che si definiscono a favore dell'integrazione e invece non si rendono conto che creano muri.
Il ministro stesso ha spesso usato parole e metodi inapropriati per il suo ruolo, ha detto cose che se fossero state dette da un leghista qui avreste scritto per mesi.
L'immigrazione non solo deve essere tollerata ma deve essere accolta ma le regole devono essere chiare e rispettate da tutti.
Se una persona arriva qui per lavorare, deve lavorare!
Se uno sbaglia deve pagare fino all'ultimo giorno!(cosa che deve valere per TUTTI)
altrimenti qui si fermano solo quelli che sfruttano le maglie larghe della nostra giustizia insozzando l'immagine delle tante brave persone che sono qui serimente per costruirsi una nuova vita!
Mi dispiace ma le colpe sono da molte parti, spesso anche da chi come voi combatte una lotta senza capire che il RISPETTO deve essere reciproco!
Che le culture sono tutte importanti, e che se io "padrone di casa" devo stare attento a non insultare l'ospite, non devo però insultare, nascondere o dimenticare la mia cultura.

u velto ha detto...

Il problema è che non si può pensare all'immigrazione come a dei "servi" da usare e poi buttare. Questa è la nostra lettura della legislazione vigente in materia di immigrazione. E siamo in assoluta sintonia con quanto fino ad oggi ha affermato il Ministro Kyenge.
Ma in Italia non si sta discutendo di come governare l'immigrazione, è in atto un "tiro al bersaglio" violento, vomitevole e indegno contro una persona, appunto il Ministro Kyenge.

Anonimo ha detto...

Servi?
cosa intende per servi?
Definisce servo un lavoratore italiano?
Perchè nella sua affermazione vedo il rischio di una profonda discriminazione.
L'italiano deve lavorare, pagare le tasse e contribuire a pagare tutti quei servizi che poi la comunita utilizzerà.
il lavoratore regolare è sottoposto ad un contratto che non distingue tra italiano o no!
quindi perchè servi?
Il Ministro, le ricordo brevemente, ha parlato in senso positivo di poligamia ed altre cose che non solo sono contrarie alla nosta cultura, ma alla nostra legge!
Mi scusi ma se tale affermazioni le avesse fatte un qualsiasi militante leghista ne avreste detto peste e corna per settimane.
Ora, non credo vada crocifissa, magari le andrebbe ricordato che il paese di cui è ministro ha altre leggi e altre tradizioni.
tradizioni che deve rispettare tanto quanto(se non forse di +) quelle degli ospiti in Italia.
La Boldrini e la Kyenge hanno entrambe preferito vigliaccamente attaccare l'opera dei respingimenti senza mai, e ripeto MAI, valutare che la cosa + sensata la disse proprio Maroni quando sosteneva che per evitare i morti in mare bisognava fermarli e valutare le domande d'asilo prima che s'imbarcassero.
cosa che avrebbe dovuto fare l'europa unita.
Europa che ha preferito, anche col vostro consenso, attaccare il governo italiano lavandosene bellamente le mani.
E' inutile dare la colpa ai respingimenti se le navi affondano, le navi affondano perchè partono, se non fossero mai partiti e i profughi assistiti prima questo problema (migliaia di morti) non esisterebbe!
Ma si sa, per avere + consenso si preferisce aspettare i morti e poi gettare la croce sugli altri.