giovedì 30 ottobre 2014

Torino, Charlie Chaplin e un autobus riservato ai rom

E’ da qualche giorno che rifletto sull’orrenda notizia che riguarda il paese di Borgaro dove un sindaco ed un assessore hanno deciso di sdoppiare una linea del bus per dedicarne una al solo trasporto dei rom e l’altra per la “gente per bene”; secondo i due amministratori sarebbe questo l’unico modo per risolvere i casi di furto che si verificano ogni giorno sul bus.

Avrei voluto subito scrivere al sindaco offrendo un po’ di dati precisi: ricordargli che in Italia noi rom e sinti siamo 150mila e che per più della metà siamo pure di cittadinanza italiana; che non siamo caratterizzati da alcun gene ereditario che ci induce al furto; che gli ultimi che teorizzarono questi concetti furono coloro che ci rinchiusero nei campi di sterminio e che a gennaio con la mia associazione partiremo proprio dalla Toscana con il Treno della Memoria insieme a molti studenti per riflettere su ciò che fu causato dalla teorizzazione di un’umanità da categorizzare su base razziale.

Avrei voluto ricordargli che le responsabilità di un furto non sono mai comunitarie, ma della singola persona che commette il reato; avrei inoltre aggiunto che se tu metti delle persone a vivere in delle discariche riducendole alla stregua di topi, il tasso di criminalità sicuramente s’innalza, ma non ha niente a che fare con gli usi e costumi di un popolo (è stato lo stesso per gli italiani chiusi nei putridi ghetti nell’America d’inizio secolo).; avrei voluto mostrargli i dati che rivelano che tra rom e sinti in Italia il tasso di criminalità a livello nazionale non è più elevato rispetto a quello di altri gruppi. Poi ho letto l’editoriale di Massimo Gramellini e sono diventato ancora più triste: anche il giornalista de La Stampa ammoniva «Le leggi valgono per tutti ed è inaccettabile che la comunità rom si arroghi il diritto di violarle con sistematicità, adducendo il rispetto di tradizioni che giustificano il furto e l’accattonaggio infantile».

Una comunità che diventa colpevole “tutta insieme”; non più distinta in singoli individui, ma con mani e braccia comunitarie? Non esiste alcuna cultura dei rom che giustifichi il furto o l’accattonaggio minorile, ma dovete smetterla di parlare di noi ed iniziare a frequentarci per convincervene, per accorgervi che non siamo né avanzi di galera, né santi, ma soltanto persone come tutte le altre, in grado di operare scelte individuali.

Volevo scrivere al sindaco, ma mentre ci provavo a tarda notte, mi sono addormentato ed ho sognato:


Ero a Borgaro ed ero al capoolinea della linea 69, quella sdoppiata; da un lato il bus riservato ai rom e dall’altro quello per “la gente per bene”. Quest’ultimo era già completo e pronto a partire, il primo continuava ad imbarcare gente che si muoveva in una lunga fila.

Cercavo di scorgere le facce delle persone in fila che, com’è usuale per noi rom e sinti, avevano svariate nazionalità: il primo era mio figlio, il più piccolo, operaio tessile a Prato finché la crisi lo ha costretto alla disoccupazione, subito dopo venivano alcuni amici del campo di Mezzana sempre a Prato, fanno di cognome Galliano e sono imparentati con i Reinhardt tedeschi, chi della loro famiglia restò in Germania trovò la morte ad Auschwitz; subito dietro venivano alcuni miei nipoti, dalla più piccola (quasi tre anni) al più grande che di lavoro fa il regista; dietro di loro un’amica rom di Torino che fa la neurologa (non ha mai rivelato in ospedale la sua origine rom) ; poi un operaio, un frate, un cantante, un calciatore, alcuni che si occupano della raccolta del ferro, altri ancora che allevano i cavalli; un po’ più indietro riconoscevo una parlamentare europea e subito dopo la figura del mio povero nonno, giostraio da generazioni (proprio come me) ed ancora più distanti un gruppo di studenti con gli zaini in spalla, uno era mio nipote che frequenta una delle scuole superiori più impegnative della città con ottimi risultati. Per ultimi salivano sul bus alcuni volti noti come Antonio Banderas, Yul Brinner, Michael Caine, Joaquin Cortés, Rita Hayworth, Bob Hoskins, Gerhard Müller.

Il bus imbarcò tutti quanti e mentre svoltava la via comparve dal finestrino un ultimo volto. Era Charlie Chaplin (da poco è stata verificata la sua origine rom da parte di madre), anche lui nato quindi su un carrozzone rom. Si voltò, guardò il sindaco che guidava l’altro bus e sorrise.

Al risveglio mi sono sentito più sereno. di Ernesto Grandini

Nessun commento: