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lunedì 20 novembre 2017

Rom e sinti, lettera aperta alla cultura e alla politica



Chi fa una cosa per me, senza di me è contro di me
Mahatma Gandhi

Il 22 e 23 Novembre a Lecce si svolgerà un importante convegno organizzato dall’ ICISMI. Tema: Inclusione, esclusione e diseguaglianze sociali - Politiche interventi pubblici e processi socio-economici nel contesto europeo - Il caso dei gruppi rom. Autorevoli i relatori e importante la partecipazione politica. Manca solo la voce “dei gruppi rom”, ridotti a “caso”, come sempre. Utilizziamo perciò questa occasione per richiamare l’attenzione della cultura, della politica e dell’informazione su un tema per noi fondamentale: la partecipazione di rom e sinti al dibattito e al confronto pubblico culturale e politico.

In questi anni le comunità romanì italiane stanno facendo lo sforzo di uscire dalla condizione di marginalità nella quale sono state costrette da oltre trent’anni di politiche assistenziali. Relegato ai margini anche fisici della società, costretto a occupare gli interstizi di un mondo ostile nel quale la caccia allo “zingaro” è diventato vantaggio politico, il popolo romanì ha costruito momenti di aggregazione e di organizzazione, con fatica e difficoltà per la stessa propria articolazione e complessità e per il pesante svantaggio culturale di decenni di assistenzialismo avvantaggia gli assistenti e deprime gli assistiti.


E delle cose sono successe: sono nate associazioni e federazioni rom e sinte, cresce un’Alleanza romanì, rete di giovani, presso l’UNAR è stato costituito il Forum RSC che raggruppa le associazioni rom e sinte, dalle università escono laureati delle nostre comunità, a livello europeo è stato costituito un Istituto di cul-tura romanì, tutti percorsi per sviluppare consapevolezza di sé e del valore della nostra cultura e della ne-cessità di un suo riconoscimento istituzionale. Un percorso non facile né lineare ma chiaro su un punto: l’autodeterminazione sia del percorso sia delle scelte che lo devono accompagnare.

In questo arco di tempo sono stati infiniti i convegni e i dibattiti organizzati da personalità della cultura e della politica più o meno illustri sulla “questione rom” che hanno visto sistematicamente esclusa la voce di rom e sinti, per non parlare delle trasmissioni televisive condotte da “giornalisti” unicamente rivolte a de-monizzare le comunità rom e sinti. Averlo segnalato e denunciato non è servito a molto perché ancora in occasioni come questa, nonostante molti dei partecipanti hanno seguito e sanno del percorso in atto tra le nostre comunità, sembra ripetersi il rito di quelli che “sanno” che spiegano a quelli che “non sanno”.

Noi sappiamo benissimo che ogni battaglia di emancipazione ha bisogno di alleati anche nel campo degli oppressori e che solo la coscienza collettiva del diritto all’esistenza di una minoranza rende questo diritto praticabile, ma sappiamo altrettanto bene che nessuna emancipazione è possibile senza il protagonismo di i chi è oppresso.

Noi sappiamo che la condizione del popolo romanì è a una svolta, allo sterminio fisico tentato nel corso dei secoli si è sostituita una forma di sterminio culturale che assume forme diverse: da chi pretende l’assimilazione del nostro popolo, a chi ci nega il riconoscimento della storia e della cultura, al logoramento e al degrado morale di chi vive segregato ai margini fisici e spirituali della società.

Noi ci opponiamo a questo e lo facciamo con le nostre forze e con il sostegno di chi condivide il nostro tentativo. Per questo non accettiamo che ci siano convegni con “dotti” che ci spiegano chi siamo, o che, per analisi pure importanti, ci utilizzino come oggetti da catalogare definendo a quale gruppo apparteniamo e dove collocarci nella scala dell’evoluzione sociale. Anche quando si parla di inclusione ed esclusione dobbiamo renderci conto che il primo percorso che ostacola l’inclusione è proprio quello di escluderci come interlocutori e diciamo pure anche come “esperti” delle condizioni in cui noi siamo.

Vorremmo perciò che si evitasse il rischio dell’esercizio autoreferenziale e soprattutto vogliamo impedire che questo esercizio condizioni, come purtroppo si rischia su temi cruciali (dagli attacchi alle leggi regionali, al riconoscimento della minoranza, alla questione della segregazione), la nostra esistenza e il nostro futuro.

Per questo ci rifiutiamo di essere oggetti di studio, e chiediamo di condividere percorsi che si incrocino e si confrontino sia sull’analisi generale, sia sui singoli aspetti che riguardano la condizione delle comunità romanì e il loro futuro nel contesto nazionale ed europeo.

Alleanza Romanì, Federazione Federarte Rom, Federazione Rom e Sinti Insieme, Associazione Romano Glaso, Associazione nazionale Them Romanò, Associazione Nevo Drom, Associazione New Romalen, Associazione Sinti italiani Prato, Associazione Stay Human, Accademia europea d’arte romanì, Associazione FutuRom, Associazione Upre Roma, Cooperativa Romano Drom, Amici del beato Zefferino, Associazione Romano Krlo, Museo del viaggio Fabrizio De Andre, Associazione Liberi, Associazione Sucar Drom

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